Pittura, Scultura, Medicina.
di Giovanni Leoni
Un tema ricorrente sulla carta stampata e digitale è l’involuzione della vita dei camici bianchi.
Un pò troppo per i miei gusti , infatti non è una moda del momento , è una realtà.
Se gli articoli divulgativi , non cioè non sindacalizzati , sviluppano in genere le problematiche dei medici attualmente in servizio , ho trovato poco sui giovani entusiasti che desiderano tuttora ed ardentemente intraprendere questa professione o sui colleghi , ormai ben oltre la mezza età professionale, che si sono trovati imprigionati alla soglia dell’uscita da una vita paragonata , in casi estremi ma reali , ad una prigione.
Quando non credi più in quello che fai , quando lo slancio è finito ed il tempo libero è agognato , la vita del medico diventa una pena e la pensione un traguardo quasi raggiunto , che viene allontanato da forze più grandi di te.
Le leggi cambiano con frequenza inquietante , in preda a forze dominate da puri calcoli economici , totalmente avulsi dalle realtà professionali .
Quello che non cambia , e non deve cambiare , è la spinta a concepire la professione medica come un servizio per l’altro , la cui ricompensa elettiva è la gratitudine del paziente , che non ha prezzo nè mercato , nè è confrontabile con qualsiasi altro mestiere , in quanto tratta della vita e della morte.
La professione medica nella sua globalità non può essere ridotta a tecnicismo , neanche agli estremi di specializzazione tipo il laboratorio o la radiologia , attività in cui il rapporto con il paziente è rarefatto o assente .
Comunque , dal colloquio psichiatrico all’intervento neurochirurgico ,passando per l’attività quotidiana ambulatoriale, è inscindibile la peculiarità di questo rapporto fra persone ,che hanno ruoli diversi , opposti, vicendevolmente subordinati, il paziente perchè si affida per la cura , il medico perchè se ne assume la responsabilità .
Le discipline artistiche classiche non comprendono la Medicina , ma la Scultura o la Pittura .
Ma se
noi consideriamo l’arte, nel suo significato più ampio, se la definiamo come l’espressione che comprende ogni attività umana che porta a forme creative poggiando su accorgimenti tecnici , o come la manifestazione di abilità innate modulate da norme comportamentali derivanti dallo studio e dall’esperienza, come possiamo non ritrovare queste caratteristiche nella infinita variabilità del rapporto medico paziente e nelle attività mediche e chirurgiche ?
E’ impossibile scindere l’uomo dal paziente , la personalità dalla malattia , sono un tutt’uno che il medico affronta in toto , e questo rende la nostra professione unica .
Con tutto il rispetto , l’ultimo a poter essere impiegatizzato è l’artista , ed il medico è tale.
In troppi articoli ci vedo dipinti come insoddisfatti dagli stipendi, ridotti nel riconoscimento sociale,, tormentati dalla cause per danni, spesso per illegittimi risarcimenti , pentiti delle scelta fatta da liceali.
Nella mia realtà , forse più vasta della media per ruolo istituzionale , questi aspetti esistono , ma posso affermare che nel profondo , restiamo perdutamente innamorati della vita che facciamo , in ambulatorio , in corsia in mezzo a pazienti e parenti fino a dimenticare nella vita reale tutti gli attacchi alla nostra categoria che leggiamo sui giornali e sui media , pensando che si rivolgano sempre ad “altri” .
E si miei cari , siamo un popolo di miti , difficile scioperare per i nostri diritti, quando ci costringono a farlo contro i nostri pazienti, facce , vite , famiglie , storie personali , così diverse , così pressanti.
Tre conferenze stampa all’Ordine di Venezia nel 2013 per evidenziare , non i problemi economici ma solo quelli professionali legali – assicurativi per ortopedici , ginecologi , e poi tutti i medici per il Decreto Balduzzi , ma poco interesse in realtà fra i colleghi , come se i problemi riguardassero sempre gli altri, come se sempre altri , sindacati – federazione ordini dovessero risolvere il problema .
Le Istituzioni mediche sono deboli se la controparte politica non avverte la pressione dalla base che manda avanti i suoi rappresentanti .
E mi risuonano nella mente le parole del Dr. Del Pino, Procuratore Capo di Venezia , in un suo intervento al Padiglione Rama poco più di un anno fa , nel passaggio sulla discussione in Parlamento sulla Depenalizzazione dell’Atto medico .
L’argomento è stato trattato due volte negli ultimi quindici anni, poi i relativi governi sono caduti , e le carte sono passate agli onori degli archivi delle rispettive commissioni.
Così siamo sempre con Messico e Polonia gli unici paesi al mondo con il processo penale per la professione medica , e gli interessi economici che mantengono questo stato sono stati più forti di quelli che vorrebbero modificarlo , ovviamente
nel rispetto assoluto di un equo indennizzo per eventuali accertati danni al paziente.
Non conosco la nostra posizione nell’agenda settimanale o mensile del Premier Renzi , forse potremo migliorare la nostra condizione solo suggerendo un risparmio economico , o magari dimostrando che anche noi sappiamo che i risparmi in sanità si possono fare , ma non solo
sulla pelle di medici e pazienti .
E pensando alle dichiarazioni del ministro Lorenzin di questi ultimi giorni di settembre 2014 , mi auguro non sia fantascienza Il reale controllo delle spese a volte pazze e prive di motivazioni che non siano il clientelismo allo stato puro , come evidenziato dai numerosi servizi giornalistici , da Report a Striscia la Notizia , raramente querelati dalla parti in causa , che sperano sempre nel ritorno dell’oblio e del silenzio sui loro affari fino alla estinzione del reato commesso per prescrizione.
E’ mia assoluta convinzione che la classe medica saprà risollevarsi se troverà adeguati rappresentanti , credibili e motivati , sostenuti dalla base , collegati fra loro e non divisi da bandiere sindacali (troppe…) ed interessi di categoria .
Gli Ordini sono e restano i massimi rappresentanti della professione nella sua globalità. i medici e gli odontoiatri sono ancora professionisti credibili , molto più della classe dei politici , più amata di quella degli avvocati , ricordiamolo sempre contro chi vuole smontare tutto.
Alla fine di questo triennio all’Ordine In qualità di vicepresidente ringrazio i colleghi tutti ed in particolare i consiglieri che mi hanno eletto a questo importante ruolo.
Un ultimo ricordo per Antonio Lo Giudice, consigliere che non ha finito il mandato, collega infaticabile ed entusiasta , dal carattere positivo e con un sorriso contagioso, colpito da un infarto a poco più di cinquant’anni, monito per tutti , se ce ne fosse bisogno , della caducità della vita , della necessità di seguire un ideale , di non essere schiavi dell’interesse.
Notiziario OMCeO Ve n. 3 2014 pag 8-10